Y/Project. Glenn Martens

Un approccio sistematico senza sistema sembra essere alla base del successo di Y/Project. Parte di ciò che può essere chiamato, Rinascimento Parigino, dove brillano nomi come Vetements e Jaquemus, questo brand belga sta scuotendo davvero il modo in cui ci approcciamo allo streetwear e al tempo stesso alla couture, con una mescolanza post-moderna di età romantiche, forme oversize, elementi chiave dell’iconico streetwear degli anni ‘90. Glenn Martens, mente della label, già nominato per l’LVMH Prize, ha assunto il ruolo di Creative Director di Y/Project nel 2013, dopo che il suo co-fondatore, Yohan Serfaty, è scomparso. Glenn è stato insignito del Grand prize agli Andam Fashion Awards di giugno 2017, oltre a ricevere una mentorship da parte di Francesca Bellettini, Presidente e AD di Yves Saint Laurent. Da allora, il marchio è cresciuto anno dopo anno, grazie al suo design all’avanguardia concepito per chi non teme di esprimersi. Nella stagione autunnale la collezione pompa i volumi con un approccio più maximal alla silhouette, mettendo insieme un gioco magistrale sulla dualità, con riferimenti storici che si specchiano nel look delle icone hip hop di oggi. Senza dimenticare un vivido immaginario artistico, che Glenn ritiene essenziale per la sua creatività e il suo modo di rivoluzionare la moda contemporanea.

Chi è l’uomo per il quale disegni?
Sicuramente un uomo eclettico e senza età. Nella nostra linea di abbigliamento ci sono vibrazioni streetwear, ma anche elementi classici, strutture e forme concettuali e anche una sorta di trasformabilità. Puoi invertire le giacche, chiudere o aprire i pantaloni in modi diversi e questo ti permette di cambiare il modo in cui ti vesti, secondo il tuo stato d’animo. Siamo tutti fatti di personalità diverse in uno stesso tempo, con i nostri vestiti ti puoi divertire e dichiarare la tua individualità.

Come descriveresti il tuo approccio alla moda?
Non esiste alcuna regola specifica. Può accadere osservando le persone per strada. Prendo spunto da qualsiasi riferimento, indipendentemente dall’era o dalla sottocultura. Questo divertente mix è l’unico fil rouge perché che seguiamo perché, con il mio team, facciamo ciò che vogliamo molto liberamente, cercando di trovare un equilibrio e un risultato convincente. Confesso, inoltre, che mi piace guardare come i vestiti influenzano il nostro atteggiamento quando sono indossati, questo rivela molto delle persone.

Se dovessi scegliere i tuoi trademark quali sarebbero?
Mi piace guardare le cose in diverse prospettive, mi piace avere un approccio minimal, ma con un tocco sartoriale. Da Y/Project si flirta con proporzioni, atmosfera urbana, riferimenti storici e si gioca con forme allungate.

Cosa rende Y/Project un marchio di successo?
Penso di lavorare in maniera onesta, proponendo una collezione molto genuina e, per questo, straordinaria. Non guardo mai quello che fanno gli altri marchi e non seguo percorsi specifici, a parte trasformare quello che “annuso” in qualcosa che amo. Mi piace anche essere connesso al nostro pubblico e intuire quello che pensa.

Il tuo denim si distingue, lo consideri un elemento fondamentale della collezione?
Certamente. Cerchiamo di utilizzarlo sempre ed è uno degli elementi che più arricchisce il brand, che aggiunge valore e suggerisce un diverso uso di proporzioni, può anche essere considerato couture, secondo me. Ad ogni modo, non mi piace concentrarmi su un solo segmento della collezione, c’è sempre un approccio sperimentale su tutto, con altri grandi protagonisti come la seta e la maglia.

Photographer| Edoardo DeRuggiero
Stylist| Nicholas Galletti
Hair| Azumi Higaki
Make up| Constance Haond
Model| Rodrigue D @ M Management

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