Real Haring a Palazzo Reale

Fino al 18 giugno, Palazzo Reale aprirà nuovamente le porte a una mostra eccezionale, su uno dei più importanti esponenti dell’arte americana del secondo dopoguerra: Keith Haring.
Perché dovreste andare a vederla? Vi proponiamo 5 ragioni, che da sole, valgono il costo del biglietto.
1 – Una mostra che soddisfa. L’esposizione è ricchissima, completa e, varcandone la soglia, non potrete assolutamente uscirne delusi: sono infatti esposte ben 110 opere, alcune di dimensioni monumentali, altre per la prima volta mostrate in Italia, il che la rende assolutamente un unicum.
2 – Haring e Basquiat. Fino allo scorso febbraio, abbiamo avuto modo di ammirare al MUDEC le opere di Jean-Michel Basquiat e ora sarà possibile conoscere meglio un artista che, proprio come lui, è stato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano e ha avuto il merito di portare questa forma d’arte dalle strade fin nelle sale nobili delle gallerie e dei musei. Entrambi maledetti e dissacranti, entrambi scoperti e amati da Andy Warhol, il re indiscusso della pop art, che li ha introdotti nella sua corte, The Factory.
3 – LHaring sconosciuto. I più identificano il pittore come l’artista degli omini, ma siamo sicuri che sia stato davvero solo questo? Certamente l’omino colorato compare nei modi più diversi: in aggrovigliate composizioni, su ispirazione di derivazione michelangiolesca (l’avreste mai detto?), ma anche da solo, isolato. Colpisce molto vederne uno disegnato con un buco in pieno stomaco, immagine che – per stessa ammissione dell’artista – gli è stata suggerita dall’assassinio di John Lennon. La sua arte però, non si è limitata a questo multicolore soggetto: avrete la possibilità di vedere immagini, segni, linguaggi espressivi, che Haring ha recuperato dalla grande arte del passato. Dall’arpia color inchiostro, che viene mutuata dall’antica ceramica attica, a figure nere del VI sec a.C., alla pala in bronzo e oro bianco su ispirazione dei capolavori lignei propri della nostra arte italiana del XIV sec.
4 – Essere protagonisti. Molte volte, davanti all’opera di un artista, ci siamo chiesti: “Che cosa avrà voluto dire? Haring, nel recuperare il linguaggio espressivo dei maestri di ogni tempo che l’hanno preceduto (Bosch, Pollok, Picasso, e molti altri ancora), ha voluto che fosse chi guarda a caricare le immagini, i segni, i simboli, del proprio personale significato. “[…] È responsabilità dello spettatore o dell’interprete che riceve le mie informazioni farsi le proprie idee e interpretazioni al riguardo” (Keith Haring, 12 gennaio 1979). Siate perciò protagonisti.
5 – Colori tra moda e arte. Farsi letteralmente rapire dei colori e dalla ricchezza dell’immaginario di Keith Haring, è inevitabile. A questo proposito, come non ricordarsi di Elio Fiorucci, che nel 1984 ha chiamato proprio lui a Milano, il quale ha lavorato per due giorni e una notte per lo stilista, trasformando lo storico negozio di Galleria Passarella in un’opera d’arte? I colori e il genio dell’artista americano e quelli del grande hippie della moda, non potevano non incontrarsi e non illuminarsi a vicenda. Ora tocca a voi esserne abbagliati.
Credo che ci siano, perciò, diversi motivi per non farvi scappare un’occasione unica come questa mostra, quindi: non resta che andare a Palazzo Reale.

ORARI DI INGRESSO:
Lun: 14:30 – 19:30
Mar: 09:30 – 19:30
Mer: 09:30 – 19:30
Gio: 09:30 – 22:30
Ven: 09:30 – 19:30
Sab: 09:30 – 22:30
Dom: 09:30 – 19:30

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