L’UNIVERSO DEL FASHION ACCOGLIE RON ARAD

Anche chi non è un gran appassionato di design non può non aver mai sentito parlare di Ron Arad. Annoverato tra i designer più influenti dei nostri tempi, Ron Arad si distingue per la sua irrefrenabile curiosità verso ogni forma di innovazione e per la sua incredibile versatilità. Un artista talmente eclettico a cui è bastato indossare il suo cappello magico (nel vero senso della parola, dal momento che non si separa mai dall’inconfondibile cappello che lui stesso ha disegnato) per creare una speciale collezione di occhiali da vista e da sole per il brand PQ EYEWEAR.
Nel corso degli anni Arad ha realizzato una serie estremamente ricca e variegata di oggetti innovativi, spaziando dall’arredamento, con sedie e poltrone, al design di spazi unici, eterei o digitali, in grado di trasmettere sensazioni fisiche e tattili. Dotato di un’immaginazione che non conosce limiti, il designer crede che il suo segreto sia la noia. Perché? Per il semplice motivo che la noia è la madre di tutte le invenzioni, perché quando sei annoiato non fai altro che pensare e ripensare, lasciando libera la mente ed abbandonandosi alla propria pulsione creativa. Ed ora Arad è pronto a calarsi e a cimentarsi anche nel mondo della moda, che di noioso non ha proprio nulla.

Come è iniziata questa collaborazione?

Tutto è iniziato quando ho incontrato Assaf Raviv, proprietario dell’azienda italiana produttrice di occhiali PQ e stimato conoscitore dell’industria. Ha insistito parecchio con me, perché all’inizio ero molto titubante. Si è addirittura presentato più volte nel mio ufficio e non sapevo se considerarlo un sogno o un incubo. Credevo che entrare nel mondo degli accessori significasse introdursi anche nel mondo della moda, il che avrebbe comportato circondarsi di un team di designer competenti, devoti ed appassionati, lavorando alle collezioni stagione dopo stagione. Ma alla fine eccomi qui, con un modello facile da indossare, estremamente funzionale, che credo rappresenti un delle più alte realizzazioni artistiche.

Cos’è che rende questa collezione di occhiali così unica e speciale?

Innanzitutto la novità delle forme sia in termini di estetica che di funzionalità, le quali ritengo debbano sempre andare di pari passo. La forma rotonda della collezione D-FRAME, la stanghetta che riproduce la spina dorsale e la flessibilità delle tempie, permettendo in tal modo un movimento naturale simile a quello delle articolazioni. Non ci sono viti, la montatura è leggera, totalmente flessibile. Quello che può apparire come un semplice dettaglio fashion, in realtà è un attributo che assicura comfort a chi li indossa. Abbiamo inoltre realizzato la collezione da vista A-FRAME, con l’idea di eliminare il fastidioso problema dell’occhiale che scivola sul naso. Dovevo trovare un modo originale ed efficace tenendo conto che la distanza naso-occhi varia da persona a persona. Da qui ha avuto origine la caratteristica “A” che compare sul ponte dell’occhiale. Ho appena scoperto che anche Oprah Winfrey ne indossa un paio, probabilmente perché ama quel semplice sistema di regolazione del ponte che le evita di andare dall’ottico ogni volta. Voglio dire, penso sia una donna molto impegnata con mille altre cose da fare, non crede?

La collezione è unisex?

Non ci sono confini. È una collezione all’insegna della libertà, che rifiuta ogni convenzione. Alcuni modelli possono attrarre ed essere più indicati per un pubblico femminile, ma a parte questo, la collezione è stata concepita per essere indossata da tutti, è democraticamente e stilisticamente corretta.

Qual è la tua forma preferita?

Amo le curve, sia quelle più tondeggianti che quelle più lineari. La forma degli occhiali è rotonda, così come quella del occhi e del volto, ma deve esserci qualcosa che spezza dando equilibrio. Amo il modo in cui gli opposti si attraggono. Lo stesso nome “pq” si addice perfettamente ai miei gusti: due lettere che si susseguono nell’ordine alfabetico, dotate entrambe di un’asticella lineare e con la stessa forma rotonda che, messe insieme, riproducono un paio di occhiali.

È il design che “flirta” con il fashion o viceversa?

Mi piace usare la parola “flirtare” applicata in ambiti diversi rispetto alle relazioni personali. Direi che è il fashion a desiderare maggiormente il design, anche se il design fa già parte del suo mondo, in quella sorta di “tecnologia” che sta dietro alla creazione di capi e scarpe per dotarle di forma e comfort. Anche il design ha molti aspetti che possiamo definire “fashionable”: ci sono mode anche in questo ambito, ma non mi piace esserne ossessionato. La mia insaziabile curiosità mi spinge ad essere sempre aperto a nuove sfide, ecco perché collaborerò anche con il brand Flip Flop.

Come definiresti il tuo stile e cosa consideri “stylish” in una donna?

Tutto e niente. Penso di non rientrare in nessuna particolare definizione. Amo indossare questo cappello che ho realizzato per Alessi molto tempo fa con una giacca, un maglione (a cui ho fatto qualche buco con un paio di forbici), una T-shirt (preferibilmente a righe), una sciarpa, scarpe comode e mai e poi mai una cravatta! Non ne ho mai indossata una in tutta la mia vita. Rinnego il conformismo e sono allergico a tutto ciò che è considerato un “must have”. Era più facile quando ero un hippy, quindi forse sono rimasto tale, almeno nello spirito.
Lo stile in una donna è il modo in cui si muove, entra in una stanza e il modo in cui parla. Certamente ciò che indossa la rende più attraente e piacevole da guardare, ma è senza dubbio un plus a coronamento della suo comportamento e della sua personalità.

Come e da cosa trai ispirazione?

Sono le persone ad ispirarmi, così come la noia, madre di tutte le più grandi invenzioni. Cerco di incoraggiare le persone ad annoiarsi reagendo: questo è all’origine della mia creatività. Design significa esplorare e dar vita a cose che prima non esistevano. Prendi le valigie ad esempio: sono decenni ormai che ci accompagnano nei nostri viaggi, eppure qualcuno non molti anni fa ha pensato di aggiungervi le ruote. Lo stesso accade per gli occhiali. Ora sto lavorando ad un paio che non possa mai essere perso o rotto. Le migliori idee sono spesso le più semplici; talmente semplici che spesso non ci accorgiamo di averle sotto il naso.

Un oggetto che avresti voluto inventare?

La matita, senza ombra di dubbio. Sarei stato un genio se fossi stato io ad inventarla.

 pqeyewear.com

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