L’Italia in sartoria

Sartoria Pirozzi, Napoli

Qui non si muovono grandi numeri, ma grandi passioni. Non sono griffe da fatturati miliardari, ma atelier artigianali dove il cuore e la mano sono legate a doppio filo. Di lana, come quello leggendario di Arianna, che oggi condurrebbe fuori dal labirinto del cattivo gusto e porterebbe direttamente in sartoria. Sempre qui, il verbo imbastire ha dignità di rango sartoriale. E le forbici sono l’unico mezzo meccanico consentito. Al resto ci pensa la dedizione al lavoro e la passione per il bello e ben fatto. Le sartorie italiane sono le nuove pietre di paragone dell’eleganza maschile, quelle con cui confrontarsi quando si compra un abito o si sceglie un cappotto o un soprabito. Depositari di antiche tradizioni, tramandate di padre in figlio, oggi a questi atelier, a dimensione prettamente familiare, viene riconosciuto un ruolo di primaria importanza nel panorama del made in Italy. A ciascuno la sua sartoria. Da Nord a Sud tutto il Bel Paese ne è costellato e ognuna ha la sua storia e la propria essenza di stile, come ben evidenzia Domenico Pirozzi, depositario dei segreti dell’Ars sutoria appresi dal padre Nunzio e oggi uno dei più quotati maestri di scuola napoletana, «Il lavoro completamente artigianale, il taglio a mano libera senza supporto del carta modello e la scelta del tessuto rendono unico ogni capo realizzato». Pirozzi, forte dell’arte di famiglia (la sartoria è stata fondata a Napoli agli inizi degli anni ‘60) e dell’esperienza decennale corroborata presso Kiton, prosegue deciso nel rivelare i segreti della sua arte, «Ogni nostro abito conferisce morbidezza e vestibilità, ottenute da un taglio perfetto e dai materiali pregiati che vengono utilizzati». Naturalmente non si tralascia l’aspetto attuale nel gusto dell’abbigliamento «una caratteristica che ci distingue è sicuramente il bavero un po’ più largo, con un taglio adeguato a uno stile attuale, ma sempre morbido, mentre la spalla è più liscia con un leggero arriccio. È un aplomb più internazionale». La scuola sartoriale napoletana ha ancora molto da raccontare in fatto di stile, infatti la Sartoria Pirozzi, dal cuore di via Gramsci dove ha sede, organizza anche trunk show all’estero, esportando fino in Giappone la sua idea di stile. Qualche chilometro più a Sud e, in questa ipotetica migrazione sartoriale, si approda nel Salento, più precisamente a Martano in provincia di Lecce, dove si trova la Sartoria Colazzo dal 1966. Già nel nome si rivendicano orgogliosamente gli anni passati a rendere più eleganti gli appassionati del vestire su misura. Oggi Alessandro Colazzo prosegue, assieme al fratello Giovanni, la tradizione di famiglia, affiancando il padre Arcangelo, fondatore del laboratorio bespoke. Alessandro è anche l’uomo immagine della sartoria, diventandone il primo testimonial on line, «il web serve, non si può prescindere da esso, è la prima vetrina che una sartoria dovrebbe curare se vuole fare strada nel nostro decennio, perché con un solo click si possono avvicinare persone distanti chilometri. Per capire veramente di cosa si sta parlando, però, bisogna entrare nella bottega del sarto, non basta spiarla dalla vetrina». Ed è sempre lui che rivela i segreti della sartorialità odierna, «la Sartoria Colazzo affonda le sue radici nella metà degli anni ’60. Ogni lustro passato ha portato con sé caratteristiche uniche, inimitabili e per certi versi irripetibili. Oggi la nostra sartoria realizza dei capi interamente fatti a mano, come il taglio delle tele interne, realizzate in pelo di cammello naturale e crine animale, calibrate su misura per ogni cliente. Il sotto collo viene “punticiato’’ –lavorato – a mano, che potrebbe sembrare una banalità, ma regala alla giacca morbidezza e vestibilità uniche. Stesso discorso vale per i revers, senza tralasciare l’esclusiva lavorazione della manica “a Mappina’’, che prende il nome dagli strofinacci utilizzati dai nostri nonni e, che regala alla giacca ulteriore leggerezza e praticità di movimento uniche, tanto da far dimenticare a chi la indossa di averla addosso».

Proseguendo lungo la dorsale appenninica (o quasi), si arriva a Firenze, qui Liverano & Liverano, dagli anni ’40 una delle più prestigiose manifatture sorte in riva all’Arno, ha stretto un’inusuale partnership creativa con il colosso del denim Roy Rogers, che fa capo al gruppo Sevenbell, per realizzare il primo jeans di matrice sartoriale made in Florence, suggellando un incontro creativo fra due mondi all’apparenza inconciliabili, che da domani, invece, daranno un nuovo significato al denimwear.

Seguendo l’ipotetico filo di Arianna che unisce l’Italia su misura si arriva nei dintorni di Milano, più precisamente a Varese, dove ha sede la Sartoria Vergallo, oggi condotta da Gianni Cleopazzo, esponente di una tradizione del fatto a mano di ultima generazione. In merito allo stile Cleopazzo ha le idee chiare, «Il principio è quello di soddisfare le richieste e i gusti dei nostri clienti, che sono svariati. Di conseguenza, non amiamo imporre un nostro stile. Per noi il cliente tipo è colui che ama vestire in modo esclusivo e personale, ovviamente parliamo di una persona che apprezza il gusto del fatto a mano e soprattutto ha la cultura che gli permette di valutare i tempi e i costi necessari per la realizzazione  di un vestito».

Valicando le Alpi si respira ancora aria di made in Italy. Pure ad Anversa. Grazie a Massimo Pirrone, manager con la vocazione sartoriale, che in Belgio ha dato vita al suo marchio PM Eleganza Milanese, nel 2013. Nonostante la location oltre confine, la sartorialità è di impronta tricolore perché Pirrone si affida a una manifattura italiana per la realizzazione dei suoi capi. L’imprinting manageriale si identifica con il «ridimensionamento del fit dei modelli, adatti anche alla clientela più giovane». Star starter del suo brand, Pirrone è molto attivo sui social, il suo profilo Instagram conta più di 55k di follower, perché «ci metto anche un po’ di lifestyle, non solo l’abito, ma anche il resto. Infatti mi chiedono consigli sull’abbigliamento, soprattutto gli utenti più giovani». Quanto allo stile anche lui non ha incertezze, «come modo di pensare e di creare mi ispiro a Tom Ford, però l’eleganza dell’Avvocato Agnelli è sempre la numero uno».

Anche nell’hub d’avanguardia di Tranöi, il concept sartoriale ha un impatto eclatante: la Sartoria Brizzi, punta sulla lavorazione double – aggiornata e rivisitata – di materiali di altissimo pregio come l’alpaca o il mohair e il cashmere, azzardando, talvolta, estrosi accostamenti con il denim. Perché, oggi, al talento dell’artigianato manifatturiero si può unire l’esigenza di stupire, con contrasti e giochi di look; si può stare al passo con l’evoluzione del design più creativo e le nuove espressioni artistiche, senza perdere la magia dell’hand-made.
L’esatta somma algebrica di tutte queste asserzioni mostra un settore vivo e vitale, sempre più proteso a rendere il su misura l’unica frontiera possibile dell’eleganza maschile odierna.

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