La pizza napoletana è patrimonio dell’umanità

L’altra sera, a consolare Napoli dall’uscita della sua squadra di calcio dalla Champions League, ci ha pensato un altro simbolo della città partenopea. Infatti “L’arte del pizzaiolo napoletano”, dopo 8 anni di negoziati internazionali, è stata inserita fra i patrimoni immateriali dell’umanità. A Jeju, in Corea del Sud, con voto unanime del Comitato di Governo dell’Unesco, è stato riconosciuto che la creatività alimentare della comunità napoletana è unica al mondo. Per l’Unesco, si legge nella decisione finale, “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaioli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale”.
L’ “impresa pizza” genera in Italia, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli, un business di 12miliardi di euro e impiega almeno 100mila i lavoratori fissi, ai quali se ne aggiungono altri 50mila nel fine settimana.
Ogni giorno solo in Italia, si legge in una nota di Coldiretti, si sfornano circa 5milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio, dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200milioni di chili di farina, 225milioni di chili di mozzarella, 30milioni di chili di olio di oliva e 260milioni di chili di salsa di pomodoro.
L’amore per la pizza trova il suo apice negli Stati Uniti che, con 13 chili a testa l’anno, guidano la classifica mondiale. Gli italiani sono invece i primi in Europa con 7,6 chili l’anno seguiti da spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.

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