I KINGS OF LEON TORNANO CON WALLS, MURI FRAGILI E TORMENTATI

Giro di basso inconfondibile, seguito da attacco di chitarra e batteria, potente e preciso quasi a tornare indietro nel tempo, a quel 2003, anno del loro debutto mondiale che incantò i critici e conquistò le orecchie degli ascoltatori rock. Si presenta così Waste a moment, il singolo dei Kings of Leon apripista dell’album WALL (We are like love songs), uscito lo scorso 14 ottobre. Già dalle prime note ritroviamo la forza e la compattezza del suono che hanno caratterizzato la band dei fratelli – più il cugino – Followill. Questo lavoro è l’ideale seguito di Mechanical Bull del 2013. Niente a che vedere, quindi, con il suond grezzo dei primissimi album Youth and Young Manhood e Aha Shake Heartbreak. Negli anni i KOL sono diventati una super band da milioni di dischi venduti e la loro musica si è omologata alquanto alla legge di mercato, rendendo il suono dei ragazzi del Tennessee edulcorato e ripulito dalle chitarre graffianti e folk tipiche della loro terra. Ascoltando il nuovo lavoro si è divisi tra sonorità già familiari e nuove sperimentazioni che virano su synth e new wave. I testi dei pezzi rappresentano la parte più intensa di tutto il lavoro: c’è il dramma di un uomo che s’impicca nel giardino della sua casa in Over o i riferimenti alla morte di Blaze Foley, cantante country ucciso nel 1989; c’è l’omaggio alla moglie di Caleb, la top model Lily Aldrige, che si innamora di un fantasma in una camera d’albergo di L.A. in Find me. WALLS è l’album più cupo della band, nato dopo lavori che non hanno propriamente rispettato le previsioni di vendita (solo 347.000 copie per Mechanical Bul) e dopo un periodo in cui il gruppo era al centro di voci insistenti riguardanti una probabile rottura; inoltre il problema di alcol che stava per fare perdere la voce al frontman era diventato serio, obbligando lo stesso Followill ad un periodo di pausa e riabilitazione. Per ogni storia si presume ci sia un lieto fine e se la voce di Caleb è tornata forte quasi come un tempo, WALLS ci ricorda invece quanto la strada per l’happy ending non sia apparentemente solida, ma costellata di tormenti.

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