JACQUEMUS: L’ENFANT PRODIGE DELLA MODA FRANCESE

Simon Porte Jacquemus ha le idee molto chiare si da ragazzino, a soli 18 anni lascia il sud della Francia per recarsi a Parigi a studiare moda, con in testa un’unica una musa femminile, l’attrice e cantante francese Isabelle Adjani, un’icona di stile fragile ma determinata. Dopo un anno trascorso con grandi sacrifici da parte della famiglia in una scuola di moda a Parigi, Simon è profondamente deluso dal mondo della capitale. Così in seguito alla perdita della madre decide di abbandonare la scuola e di lanciare il suo marchio Jacquemus (un omaggio al cognome da nubile della mamma). Debutta dunque con una collezione minimalista quasi clinica, ma in realtà, come ha raccontato, “il minimalismo è stato più una necessità che un concept studiato”. Le difficoltà economiche, infatti, lo portano a ridurre al minimo la scelta dei materiali selezionati tra i tessuti che trovava al Marché Saint Pierre, e lavorati presso un piccolo laboratorio di una donna che confezionava tende.  Proprio a lei chiese di realizzare la prima gonna a vita alta, senza bottoni, ma con una zip laterale e senza le tasche, perché tasche e bottoni costavano troppo.

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La svolta arriva però con la terza collezione grazie alla quale viene notato da Rei Kawakubo a Tokyo in uno showroom che lo rappresentava. L’incontro con Kawakubo e il suo compagno Adrian Joffe gli ha cambiato la vita. Joffe gli offre un lavoro in negozio, dove lavorerà per due anni tutti i giorni, mentre crea la propria collezione di notte. Due stagioni dopo, Joffe inizia a ordinare la sua collezione per Dover Street Market a Londra, vendendola con grande successo e da quel momento la strada diventa meno in salita. In poco tempo  la linea Jacquemus è già in vendita in negozi del calibro di Opening Ceremony, Maria Luisa Hong Kong e Biffi a Milano.

Possiamo definire il suo uno stile classico, che rielabora i concetti semplici dell’estetica francese come righe, chemisier, blazers, in un’ottica che si muove tra commerciale e concettuale. Allo stesso tempo però la sua moda è figlia degli anni novanta, proprio come lui, che sceglie i codici identificativi di quel decennio, mixando genuinità, sensualità e autenticità pop. A ogni stagione in ogni sua collezione c’è un tema nuovo e a raccontarlo c’è sempre una donna. Nell’ultima linea, Riviera, presentata  ai giardini dell’Ambasciata italiana a Parigi, il designer manda in scena una serie di capi ispirati alla Riviera italiana degli anni 80, tra abiti sfrangiati, maxi camicioni copricostume, giacche sartoriali da portare come abiti, mini bag di coccodrillo e sandali dal tacco a charms. Ancora una volta collabora con The Woolmark Company. La lana, infatti, è sempre presente nelle sue collezioni, che di solito la prediligono per vestiti e abiti, ma in questa stagione è caratterizzata da colori più audaci, che di solito non vengono utilizzati per questo tessuto. Tutti questi pezzi sono etichettati “Jacquemus x The Woolmark Company”.

Simon Porte Jacquemus and Emily Ratajkowski
Simon Porte Jacquemus and Emily Ratajkowski

Lo stilista resta uno spirito indipendente e continua il suo percorso nel modo più autentico, come lo scorso febbraio alla fine del suo show, eccolo uscire a ringraziare il pubblico con una felpa che dice “#newjob L’Homme Jacquemus”. Questo hashtag ha tenuto il mondo della moda sospeso, tra curiosità ed eccitazione. Rumors e speculazioni non si sono fatte attendere, tra chi lo vedeva da Cèline e chi lo sapeva già da Versace. Sebbene fosse plausibile si è scoperto poi che quella frase preannunciava semplicemente la sua prima linea maschile. Come afferma Jacquemus “Il mio uomo e la mia donna non sono una coppia. Lei è sofisticata e sensuale, lui molto più giovane e ingenuo, ma in senso positivo. Indossa capi colorati, semplici e informali”.

Carattere che ben riprende l’attitude del giovane stilista, che è un giovane uomo “sans chichi” ossia “senza tanti froufrou”, ma che va sempre dritto al punto.

 

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