Ilario Alicante il ragazzo dall’argento vivo addosso

Livornese di nascita, classe 1988, Ilario Alicante è uno dei Dj più noti a livello internazionale nel panorama contemporaneo. Il suo stile è originale, frizzante e contaminato dal mondo che lo circonda, in modo da esprimere a pieno la sua personalità. Vivace e amante della musica fin da ragazzino, Ilario ha raggiunto, giovanissimo, traguardi importanti guadagnandosi la stima di fan ed esperti del settore. Dj, ma anche ragazzo come tanti altri, appassionato di libri, affezionato ad amici, famiglia e luogo di nascita. Ilario, il ragazzo “dall’argento vivo addosso”, come dicono a Livorno, ci ha raccontato un po’ di sé, tra sogni, traguardi e passioni.

Ormai sei un DJ di fama internazionale, ma chi era Ilario Alicante prima di diventare quello di oggi?
A Livorno si dice, “c’hai l’argento vivo addosso” , a un ragazzo che non riesce mai a stare fermo, quando è eccessivamente vivace e intraprendente. Questa frase è stata il sottofondo della mia adolescenza. Mi piaceva stare sempre in mezzo alla gente, marinavo la scuola, ho fatto dannare i miei genitori per questo. Si è accesa la passione per la musica quando avevo 15 anni e da quel momento non ho più pensato ad altro. Mi si è accesa la vita. L’Ilario di allora è comunque l’Ilario di oggi , con una sgangherata valigia di esperienza in più che si porta dietro.

La sperimentazione e la contaminazione musicale sono elementi importanti del tuo lavoro, da cosa e da chi prendi ispirazione per comporre?
Sono molto istintivo in studio, non prendo grandi ispirazioni da altri artisti, ovviamente ci sono alcuni che inevitabilmente hanno influito, magari inconsciamente, sullo stile che ho maturato negli anni, però per me fare musica è trasmettere tutto quello che sento e che ho dentro. La mia più grande ispirazione è quello che mi circonda, la mia vita, le mie sensazioni.

Hai una canzone preferita? Una che associ a un ricordo speciale?
Nell’ambito della musica elettronica, quando ascolto “James Holden 10101”, provo sempre un’emozione particolare. È come se il disco si divertisse a entrarmi dentro, per mettermi il cuore in gola. Qualche volta mi riporta indietro verso un ricordo, altre volte invece mi proietta avanti con la mente, verso il non accaduto, verso l’immaginario.

Vivi a Berlino, come mai? Cosa ti affascina e cosa ha questa città più di altre?
Sono quasi otto anni che vivo qui. Quando sono arrivato, avevo semplicemente voglia di cambiare aria, di immergermi in una nuova realtà. Mi ha sempre affascinato questa città per il suo passato difficile, importante. Quando passeggio per le strade respiro la storia. Non vivrei assolutamente in nessun’altra città della Germania, per me Berlino è come se fosse una nazione a sè. C’è stato subito un feeling particolare. Quando rientro qui, dopo le serate o i tour, mi sento tranquillo, sereno… a casa. Oltre a questo, Berlino è da molti anni l’epicentro della musica techno in Europa, anche questa è stata una delle tante motivazioni che mi hanno portato a trasferirmi.

Cosa ti manca dell’Italia?  Torneresti mai?
I colori, i sapori, il calore dell’Italia. Mi mancano tante cose; la famiglia, gli amici, il cibo. Certo che tornerei. Lavoro spesso in Italia e quando posso mi fermo sempre qualche giorno in più. Come dicevo all’inizio però, non riesco a stare fermo per troppo tempo, sento sempre il bisogno di cambiare, forse proprio perché sin da giovanissimo sono stato abituato al fatto di vivere con la valigia in mano. Tornare, ci tornerei, ma non per molto. Per rendere l’idea, cito un pezzo di un libro letto recentemente che mi ha veramente colpito e che consiglio. Il libro è “La vita segreta delle città”, di Suketu Metha, che dice, “Rivendico, con sicurezza, con orgoglio, di non essere radicato in un’unica città. Rifiuto di abitare in un’unica stanza. La mia casa ha tante stanze. La mia casa è un palazzo: è la terra.”

Qual è stato il momento più importante e emozionante della tua carriera fino a ora?
La mia prima volta al Timewarp è stata una delle più emozionanti. È un festival che ha segnato i miei primi passi nel mondo della musica elettronica. Prendevo sempre un aereo con tutti i miei amici dall’Italia per essere presente a ogni edizione. Dopo anni poi, ritrovarsi su quel palco a mettere dischi davanti a quel mare di persone è stato indimenticabile.

Quanto è importante lo stile e la moda nella tua vita e nel tuo lavoro?
Più passano gli anni e più lo diventa. In passato seguivo poco la moda poi, pian piano, mi sono appassionato e ho trovato stilisti che apprezzo e seguo. Lo stile però è la cosa più importante secondo me, come disse Quentin Crisp, “La moda non deve mai decidere chi sei. È lo stile a decidere chi sei. E a perpetuarlo.”

Come definiresti il tuo?
Non ho mai pensato a definire il mio, e ora che ci penso…non voglio pensarci.

Cosa non può mancare nella valigia di Ilario quando è in trasferta per lavoro?
Due libri. Il mio lavoro ha tanti tempi morti causati dai lunghi e frequenti viaggi. Amo leggere, è la mia seconda passione, dopo la musica.

Sogni nel cassetto e progetti futuri?
Il mio focus principale adesso è quello di sviluppare la mia label, Virgo, una piattaforma che sostiene i nuovi talenti. Il progetto più importante è senza dubbio questo. Mettere insieme una crew di artisti, creando quanta più musica possibile.

www.instagram.com/ilario_alicante
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