Christian Pellizzari, il volto indipendente della moda

Essere indipendente, per lui, vuol dire evolversi libero da imposizioni creative e da legacci economici. Christian Pellizzari, giovane stilista trevigiano, preferisce crescere e camminare nell’agóne del fashion system con le sue gambe. Classe 1981, con un importante background cominciato al Polimoda di Firenze e proseguito nell’ufficio stile di Tonello e poi come guest designer all’Armani Teatro, Pellizzari basa la sua creatività sulla mescolanza di generi, solo in apparenza contrastanti. In bilico tra Venezia e Los Angeles, quali città ispiratrici, Pellizzari si racconta attraverso le stampe, che declina al maschile e al femminile, mentre progetta l’apertura di una boutique/atelier, dove poter mostrare ai clienti tutte le fasi ideative e produttive dei suoi capi, riportando in auge il rapporto stilista-cliente, che si è disperso con la diffusione di massa. MANINTOWN l’ha incontrato per voi.

Come sta evolvendo il brand?
Essendo un marchio indipendente, stiamo continuando a crescere stagione dopo stagione, gradatamente e secondo le nostre possibilità. Siamo presenti in sempre più punti vendita in giro per il mondo e le collezioni crescono e migliorano sempre di più, ma voglio che si cresca per gradi e stabilmente, in modo da poter seguire in prima persona tutto il percorso.

Quali le città, i luoghi che ti ispirano maggiormente?
Sono molte, ma diciamo che ultimamente soffro di una “bipolarità ispirazionale”, tra Los Angeles e Venezia. La prima è molto stimolante e sta vivendo un ottimo momento a livello culturale e artistico, e il clima aiuta rendere il tutto perfetto. Venezia, invece, in questo periodo e diventata fondamentale per me: sto cercando di passarci più tempo possibile e ogni giorno noto la sua bellezza e la sua anima che mi sorprendono continuamente, voglio vedere e scoprire tutto e voglio soprattutto perdermi. Sono, comunque, due città che mi inspirano e mi ricaricano, dei luoghi multiculturali dove tutto si fonde perfettamente, ed è una filosofia che uso anche per il mio lavoro: mescolare e mettere insieme elementi apparentemente distanti tra loro.

Personaggi (uomini e donne) che vorresti vestire? O che hai vestito perché rappresentativi del tuo stile?
Non ho mai avuto ambizioni su questo fronte. A dire il vero, sono sempre entusiasta quando qualcuno reinterpreta i miei capi, che siano personaggi noti o gente comune.

Il pezzo per te iconico del brand?
Faccio fatica a sceglierne uno solamente, Ultimamente, però, ho una passione per le camicie stampate: non toglierei mai quelle della mia ultima primavera/estate. E poi le giacche, con tessuti speciali, stampe particolari, che non mi bastano mai.

Prossimi progetti e sogni che vorresti realizzare?
In primis, essere sempre più libero e indipendente, poter continuare il mio percorso e l’evoluzione del marchio è per me molto importante. Un sogno è quello di aprire al più presto una boutique-atelier, dover poter mostrare ai clienti quello che facciamo, il lavoro che si nasconde dietro la costruzione di un abito, la ricerca delle stampe e tutti i processi che portano al prodotto finito.
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