BRANDO DE SICA – CON IL CINEMA NEL SANGUE

Non poteva che essere Milano il luogo d’incontro per svelare la personalità, le passioni e i nuovi progetti di uno dei talenti del cinema italiano: Brando De Sica. Perché Milano? Perché proprio Milano rimane nella memoria come set di uno dei più importanti film girati dal nonno Vittorio De Sica e che hanno fatto la storia della cinematografia internazionale, ovvero Miracolo a Milano. Sui tetti del Townhouse Duomo by Seven Stars, Brando ha posato per noi e ci ha raccontato come si è appassionato al mestiere, chi lo ispira e il suo segreto per stare bene, insegnatogli da un grande maestro, niente meno che David Lynch.

Nella tua famiglia si respira cinema da generazioni, come mai hai scelto la regia invece che la recitazione?
All’inizio volevo fare il pompiere, davo fuoco agli oggetti per poi spegnerli con l’annaffiatoio del terrazzo.  Forse avevo visto troppe volte mio padre nel film I Pompieri.
Contemporaneamente vidi La notte dei Morti Viventi di Romero e rimasi affascinato dagli effetti speciali del trucco. Comprai il lattice liquido, il cerone, il sangue finto e cominciai a truccarmi da mostro, volevo trasformarmi, andare in giro a far paura alle persone, avevo otto anni, forse anche meno. Pensai che se volevo interpretare tutti questi “mostri” dovevo fare l’attore… ma poi a 12 anni arrivò il regalo più bello: una piccolissima telecamera analogica. Iniziai a riprendere me e mia sorella Maria Rosa (che con il brand Mariù De Sica è ora una stilista di successo) in dei piccoli corti horror dove truccavo lei e i cani di casa. Capii che se facevo l’attore avrei fatto parte del film mentre se lo scrivevo e lo dirigevo, avrei creato io il film da tutti i punti di vista. Fare il regista è dare ordine al caos, il set è caos controllato. Mi aiuta ad essere un uomo migliore ed è il mestiere più bello del mondo dopo quello della Rockstar…Non sarei potuto essere una Rockstar, sarei durato 2 giorni.

I cinque film da vedere assolutamente e perché?
Un cinefilo è poligamo nel mondo del Cinema, non ti dirà mai che preferisce solo una o tutte e cinque le sue mogli. Lui le ama tutte! Orson Wells diceva non esistono film belli e film brutti, tutti i film sono interessanti perché raccontano in qualche modo l’uomo che c’è dietro. Io penso che i film siano come il vino, ci sono diverse uve e diverse annate, ognuna di queste ha qualcosa di particolare ed unico. A me hanno colpito cose diversissime fra l’oro . Inizio con L’Atlante di Jean Vigo, Le Regole del Gioco di Jean Renoir, Il Piacere di Max Ophüls, Kiss me Deadly di Robert Aldrich. Continuo con Umberto D e Miracolo a Milano di mio nonno Vittorio. Impossibile non citare l’eleganza psichedelica di Kenneth Anger, cult movie come Fargo dei fratelli Coen, l’uso del colore nei film di Michael Powell come Piping Tom e Black Narcissus, Lawrence D’Arabia di David Lean, Soy Cuba di Michail Konstantinovič Kalatozov, Mio Zio e Play Time di Jaques Tati. L’episodio La Ricotta, Le 120 giornate di Sodoma e Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, Don’t look now di Nicolas Roeg, The Devils di Ken Russel, Seconds di John Frankenheimer.

Registi che ami e che ti hanno ispirato?
Sicuramente tutta la filmografia di Andrei Tarkovskij, tutto Stanley Kubrick, tutto il cinema di Luis Buñuel, Ingmar Bergman, Alfred Hitchcock, Francois Truffaut, i capolavori di David Lynch che è stato il mio professore quando studiavo a Los Angeles. Non possono mancare Roman Polański , Orson Wells, tutto Federico Fellini, Herzog, Sidney Lumet, Ernst Lubitsch, Vincente Minnelli, Akira Kurosawa, Steven Spielberg, Quentin Tarantino, Tod Browning, Roger Corman, Terence Fisher, Mario Bava, Elio Petri. Potrei continuare ancora e ancora.

Ricordi dell’università, sui banchi con David Lynch, cosa ti ha trasmesso?
David è la persona più incredibile che ho conosciuto nella mia vita, anche se quando l’ho incontrato per la prima volta ero terrorizzato all’idea di aver fatto una pessima impressione.
Erano le 8 del mattina alla USC University of Southern California dove studiavo per  laurearmi in Discipline del Cinema, pioveva ed ero arrivato zuppo nei corridoi che portavano nella mia classe, avevo deciso di non entrare e tornare a Roma. Non ero al massimo del morale, indeciso e dubbioso apro il portellone d’emergenza dei corridoi per uscire e mi scontro proprio con lui. Non potevo crederci, ero andato a sbattere addosso a uno dei miei miti. David era calmissimo, mi chiese se era tutto a posto, se fosse successo qualcosa di brutto. In quell’attimo ho capito che dovevo assolutamente rimanere ed entro in classe con lui. Una delle più belle lezioni sul cinema a cui io abbia mai assistito.

Hai stretto un rapporto personale con lui?
Dopo aver finito l’università, grazie alla mia amicizia con Isabella Rossellini, che spesso veniva a Los Angeles per lavoro, rincontrai David che mi introdusse alla meditazione trascendentale. Isabella, poi, mi fece uno dei regali più belli mai ricevuti, un quadro che gli aveva regalato David quando stavano insieme ai tempi di Velluto Blu, mi sono sentito parte del loro clan e considerato come un amico. Di recente sono andato a trovarlo a casa sua per portargli un mediometraggio che avevo appena finito La Donna Giusta,  fu un momento magico e lui mi regalò un disegno che aveva appena terminato: un ragazzo con una radio in mano in mezzo ad una tempesta di puntini con una scritta accanto che dice : I’m Crying my Radio. Mi fece una dedica sopra con scritto …Keeping
Promises che era riferito alla promessa che gli avevo fatto sul meditare ogni giorno. Purtroppo non l’ho sempre mantenuta ma ora sto ricominciando a farlo.

Quali sono i progetti che hai realizzato che sono più significativi per te e i traguardi che hai raggiunto?
Tutto è iniziato con la partecipazione ad ASVOFF il Film Festival di Diane Pernet, dove ho vinto il premio come Best Advertising Campaign con il corto L’errore. Il cortometraggio L’Errore è stata una bellissima sorpresa, al tempo stavo partecipando alla scrittura de Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone, che considero il mio maestro, mentore e amico, sul tavolo dove sceneggiavamo con Chiti, Gaudioso e Albinati c’era un antologia di favole e tra queste ce n’era una di un ignoto. Il soggetto a tinte noir mi colpì tantissimo e decisi di adattarla per questo “spot”  per le borse del marchio emergente Catherinelle fondato dall’attrice Catrinel Marlon, che è anche la protagonista del corto. Grazie al lavoro della mia squadra tho vinto il Nastro D’Argento alla regia, sono andato in cinquina ai David di Donatello e con Rai Cinema ho avuto la possibilità di portarlo al Festival del cinema di Cannes. Devo dire che Diane è stata la mia prima supporter, fin da quando ci incontrammo a Firenze in occasione della proiezione dei corti che avevo realizzato per Antony Morato. Ho partecipato ad ASVOFF anche l’annno scorso con il Non Senza di Me che ha premiato il protagonista, Max Tortora, come miglior attore.  Fresca come notizia è inoltre la nomination ai Globi d’oro per la sezione Critic’s Choice.

Il tuo rapporto con la moda? Cosa ti piace indossare, qual è il tuo stile?
Mi diverte sperimentare, da ragazzino ho avuto anche un momento Punk dove mi tingevo i capelli; è sicuramente bello e divertente vestirsi, ho sempre portato di tutto ma ultimamente mi piace essere minimale: maglietta e jeans, scuri a tinta unita.
Mi piace tanto vestirmi con un look elegante quando ne ho l’occasione, sempre in un’ottica semplice: un completo grigio scuro, una camicia bianca ed una cravatta nera. L’eleganza per me fa rima con semplicità.

Con quali professionisti e attori ti piacerebbe lavorare?
Amo molto il lavoro di Daniel Day Lewis ma vorrei tenermi sulla nuova generazione altrimenti parto con altre liste infinite. Oggi amo e rispetto tantissimo Leonardo Di Caprio, Michael Fassbender, Tom Hardy, Woody Harrelson. Sono “innamorato” di Marion Cotillard, Jennifer Lawrence, Carey Mulligan. In Italia sono rimasto davvero tanto colpito da Alessandro Borghi e Luca Marinelli che oltre ad essere bravi sono anche delle belle persone, idem per Michaela Ramazzotti e Alba Rohrwacher. Il mio sogno nel cassetto è quello, un giorno, di lavorare con la “Industrial Light and Magic” il colosso americano degli effetti speciali della Lucas film, per poi creare il suono dentro lo “Skywalker Ranch” magari il tutto prodotto da Spielberg. Giusto per puntare basso!

Sogni Hollywood?
Ho vissuto 7 anni a Los Angeles dove mi sono laureato, conservo ancora un piccolo appartamento a Century City, una volta era il Back Lot della Twenty Century fox. Amo Los Angeles e mi piace pensare di ritornarci per lavoro. Accadrà!

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ho appena firmato un contratto con la Paco Cinematografica che ha prodotto gli ultimi film di Giuseppe Tornatore, loro sono Arturo Paglia e Isabella Cocuzza con i quali abbiamo messo in piedi una bella squadra. Ci siamo conosciuti dopo L’Errore e mi hanno dato carta bianca, facendomi sviluppare qualcosa di ardito in cui io credo molto. Mi hanno fatto subito sviluppare la sceneggiatura che ho scritto insieme a Irene Pollini Giolai e al grande Ugo Chiti.  Non voglio svelare presto, ma solo dire che è una favola nera ambientata in una Napoli di oggi, un Coming of the Age che diventa un horror. Un film sull’importanza dei sogni.

Photography | Pier Nicola Bruno
Stylist | Giorgia Cantarini
Grooming | Fabio Lo Coco
Stylist assistant | Orsola Amadeo
Photography assistant | Andrea Benedetti
Location | Townhouse Duomo by Seven Stars

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